La seduzione dell'asino

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La seduzione dell'asino

 

Una pratica di scrittura creativa che mi diverte sempre molto è creare dei personaggi partendo da una foto in cui sono ritratte delle persone che non conosco. È intrigante inventare cosa ci sia dietro a un gesto, un’espressione anche abbozzata, nell’impresa di fare emergere il non detto. Bisogna lasciarsi andare, non mettersi freni e stare al gioco che impone di permettere anche alle assurdità più esagerate a essere determinanti. Si fissi bene a mente che nella fase di invenzione pura serve a poco impuntarsi con il rigore della razionalità a tutti i costi. Se c’è una possibilità che si apra qualche varco verso il meraviglioso meglio entrarci, a costo di fare a spallate. Il tempo dell’ordine arriverà , perché arriverà, in un secondo momento, quando sarà finita la ricreazione. Così la preziosa fotografia nel mentre ci avrà regalato personaggi memorabili che aspettano solo un nome. Se non si ha la possibilità di avere una fotografia sconosciuta sotto mano, un’altra via entusiasmante è armarsi di matita, foglio e magari anche una gomma per cancellare e mettersi a disegnare a caso. L’unico vincolo da rispettare è disegnare personaggi. Magari anche un ambiente ma assolutamente personaggi.  È capitato che stamattina stavo  guardando alcune opere di Goya, soprattutto i Capricci, perché l’orrido mi attrae irrimediabilmente esercitando un fascino perverso per cui non ho difese. Mi è saltato all’occhio  “Fino al suo avo”, opera del 1799 che fa parte di una numerose serie dei Capricci. Tramite la maschera liberatoria si può dare sfogo a ciò che si nasconde nell’intimo. Ho chiuso il libro disegnando a memoria l’asino umanizzato o l’umano insomarito. Vicino a lui una dama in piedi. Costei apparterrà al XVIII secolo ed è abbastanza altezzosa ma allo stesso tempo rimane incuriosita dal somaro galante che gli offre un fiore abbastanza appassito. Ho trovato subito il titolo che è diventato “la seduzione dell’asino” e poi il disegno si è compiuto in una stesura a matita (per gli appassionati ho usato una 2B e una 7B su cartoncino satinato).

Non so molto, anzi niente dei due personaggi. Vado d’istinto adesso e scrivo senza mediazione. Non hanno nome e potremmo chiamare lei Fiorina e lui Tazio. Due nomi che stanno bene a entrambi. Avremo che Tazio dopo enormi sforzi - ha fatto anche le scuole serali - è riuscito a elevarsi dalla sua condizione di somaro e ora se ne va in giro calzato e vestito dandosi in certi momenti aria da gran signore. E magari lo è pure, probabilmente è riuuscito in una buona professione o ha trovato un tesoro sotto le radici di una quercia incenerita da un fulmine. Si rammarica di non potere usare le scarpe (opportunità che gli piacerebbe tanto) e nemmeno i guanti. Tazio vorrebbe suonare il piano ma impedito dai suoi orribili zoccoli ha ripiegato sui tamburi che percuote con un fantastico senso del ritmo. Passa buona parte del suo tempo a battere il tempo sui tamburi. Ne ha di svariate tipologie, dai timpani al toma, dal rullante ai bonghetti, anche il tamburo da banda e non gli manca la grancassa. Addirittura un amico cavallo gli ha portato da Cuba una coppia di congas con cui si diletta a intonare una serie di mambo torridi e sensuali. Fiorina è una dama annoiata. Il marito Riboldo dedica più tempo alla guerre che a lei ed è sempre impegnato in battaglia e in marce trionfali. Così Fiorina è sola e oltre che a dare da mangiare ai cardellini non ha molto altro da fare. Annoiata com’è si sta stancando anche di imbellettarsi aspettando il ritorno di Riboldo che quando torna puzza di ferro, di sangue e di piedi per i lunghi giorni di marcia. Così travolta da così tanta noia, Fiorina si affaccia spesso alla finestra a guardare al gente che passa. E gente ne passa tanta. Ineluttabilmente anche lei si apre al meraviglioso e si lascia andare a immaginarsi le vite degli altri e delle altre che quasi sempre sono meglio della sua. Poi un giorno sente le conga di Tazio, così sensuali, così ammalianti che prima le ascolta nascosta dalla tendina della finestra, perché, dimenticavo di dire che la casa di Fiorina è di fronte a quella di Tazio, da quella posizione di privilegio si può godere dello spettacolo. Tazio si diverte così tanto con tamburi, grancasse, cimbali e conga che preso dall’estro accompagna quel ritmo travolgente con la sua voce da somaro. I suoi ragli, sgraziati in altri contesti, ora diventano decisivi e in certi momenti ispirati rasentano la perfezione. Fiorina per quanto si sforzi, perché non sarebbe degno di una donna morigerata e a modo, non riesce a resistere e comincia a danzare. Agita le anche, si solleva la gonna,  slancia le gambe, disegna sull'aria piroette eleganti e più si sente in imbarazzo più danza senza riuscire a fermarsi. A Tazio piace Fiorina, farebbe di tutto per poterle fare la corte ma si accontenta di suonare per lei giorno dopo giorno finché una mattina di fine aprile compra un fiore per lei. La fioraia gli ha detto anche il nome di quel bellissimo fiore ma lui, che ha poca memoria ed è pure un po’ sordo nonostante le orecchie prominenti, non si ricorda il nome del fiore che per lui è solo un bel fiore per una bella dama. E qua mi fermo, perché ormai abbiamo recuperato già tanto materiale dal varco sul meraviglioso che si è aperto giusto per un attimo. Ci sono elementi a sufficienza per continuare a indagare sui caratteri e sulle personalità di Fiorina e Tazio. Abbiamo preparato per bene il terreno per quando avverrà il loro incontro e il somaro offrirà alla dama da incanto il suo bel fiore. Ciò che succederà a seguire, se mai succederà, per ora non è dato a sapersi.

Se volete provare con l’esercizio prendete anche voi carta e matita (e pure la gomma) e iniziate a disegnare il primo personaggio che vi viene in mente. A questo fatene seguire un altro e poi fermatevi a osservare il disegno che avete appena finito. Fatevi la domanda: chi è? Chi sono? E iniziare a scrivere senza pensare concatenando le frasi l’una all’altra velocissime, senza lasciare tempo di mediazione, di ripensamento e cambiamento. Andare avanti per libere associazioni mentali, senza remore e con grande coraggio. Fermatevi quando siete stanchi e poi dopo un  po’ rileggete. Mischiate in allegria elementi di scrittura automatica cari ai Surrealisti, disegno scioglimano, curiosità e rimandi. Potrà succedere di inscenare una porcheria da archiviare, mai da buttare via però!, o qualcosa che opportunamente sviluppato potrà essere l’inizio di una storia o almeno di due personaggi.

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